Quando consoci bene un luogo o un certo tipo di percorso e hai già scattato molte immagini, cercare di trovare spunti interessanti o di scattare foto diverse diventa un vero e proprio esercizio mentale, anche se la mutevolezza dell’estetica dell’arco alpino è continua e assoluta: orario, stagione, elementi atmosferici e tipologia di luce, rendono sempre diverso l’impatto visivo di qualsiasi gruppo montuoso. E’, però, determinante anche “l’occhio del fotografo”, citando Morgan Freeman, ovvero contano l’insieme delle esperienze visive e culturali che concorrono a formare l’idea di fotografia di ogni individuo. Queste ultime considerazioni sono mie, non del buon Freeman. A volte, provi a cambiare punto di ripresa, magari cercando a lungo una postazione diversa, o una situazione ambientale o metereologica meno usuale, interpretandola con l’ottica e la tecnica fotografica che ritieni essere più idonea in quello specifico momento.
Fotografare da un punto di vista diverso
Una delle possibilità più interessanti è quella di cambiare il punto di vista, o meglio il punto di scatto. Scegliendo, per esempio, di lavorare con la fotocamera quasi a livello del suolo. In genere, quasi in automatico, siamo portati a scattare ad altezza occhio. Con occhio attento, però, noto che il vento ha disegnato lunghi “graffiti” sul ghiaccio, con tratti bianchi dove sembra di leggere vere e proprie storie di montagna. E’, quindi, una situazione ambientale che mi aiuta a trovare spunti diversi. Ci sono bellissime texture che impreziosiscono la superficie bianca, ai piedi delle cime. Mi fermo, però, solo nel momento in cui trovo quello che sto cercando con attenzione da un bel po’ di passi: un insieme di linee e forme, con il Monte Rosa proprio sullo sfondo. Non posso fare a meno di sfruttare l’occasione e decido di scattare con la fotocamera quasi a livello del manto nevoso.