Il paesaggio in bianco e nero
“Pensare in sfumature di grigio”: spunti per fotografare il paesaggio in bianco e nero
di Cesare Re
Fotografare in bianco e nero è prima di tutto un processo mentale. La tecnica di conversione in post produzione o l’elaborazione dei file sono momenti successivi allo scatto, situazione in cui il fotografo deve vedere e pensare in bianco e nero. Cosa significa vedere e pensare in bianco e nero ? Significa astrarre l’immagine dal colore, trasformarla in monocromia, pensando che non esista più il colore a separare i piani, ad evidenziare una parte della foto, ad attirare l’attenzione dell’osservatore, ma anche a distrarlo. Le sfumature di grigio, i bianchi e i neri sono le nostre possibilità di caratterizzazione dell’immagine, così come le linee e le forme. Sono, infatti, le immagini grafiche che si prestano ad essere interpretate come paesaggi in bianco e nero. Senza colore, linee e diagonali diventano ancora più importanti nella composizione. Cercheremo, quindi, di ottenere immagini “limpide e pulite”, con pochi elementi. Il consiglio è quello di “togliere”, un po’ come il lento lavoro degli scultori con il legno e con la pietra. Si ragiona, quindi, per scattare immagini con pochi elementi. Parlando, per esempio, di paesaggio, si isoleranno cime, laghi, una cascata, un albero, delle rocce, sempre con una composizione semplice, a volte anche minimale, come nelle immagini di Micheal Kenna. Merita una particolare citazione, nel cielo, la presenza delle nubi: un cielo limpido, azzurro, sgombro da nuvole è poco significativo. La presenza di nubi che si stagliano sul cielo azzurro, o anche in una situazione perturbata, rendono molto interessanti questo tipo di foto. Parlando, più specificatamente, di fotografia di montagna i grandi maestri da studiare sono stati (e sono ancora) sicuramente l’americano Ansel Adams, inventore del sistema zonale (procedimento quasi matematico di scatto, sviluppo e stampa) e il nostro Vittorio Sella, biellese, alpinista fotografo ed esploratore che scattava foto alle montagne, dalle montagne. Suggerirei anche il contemporaneo Jurgen Winkler, autore del libro “Montagne” (Gribaudo Editore).
Per la post produzione è meglio lavorare prima sul colore
E’ sempre opportuno scattare in Raw, per mantenere la maggior parte delle informazioni possibili del file e, quindi, a colori, visto che tale formato è gestito dal 99 % delle fotocamere come un file a colori. Alcuni autori specializzati nel bianco e nero consigliano anche di iniziare a lavorare, in post produzione, l’immagine a colori, prima di convertirla, in modo da iniziare a ragionare sulla luminosità e sul contrasto della scena e su altri parametri di base. Solo successivamente si converte la foto in bianco e nero, per esempio agendo sui cursori e sui diversi canali (rosso, giallo, verde, ciano, magenta). Questo procedimento si può fare con Camera Raw, con Lightroom o con Silver Exef Pro.
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Link:
Nebbia bianca, nubi nere e Wagner al Colle dell’Agnello
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Laghi di Colbricon in bianco e nero
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Spirito e incenso sulle Pale di San Martino
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Monviso pallido in bianco e nero
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