Come è dura la fotografia di natura! Con il RAW?

Volpe, in Valsavarenche, Parco Nazionale del Gran Paradiso. Nikon D300; Nikkor 80-400 afd 4,5/5,6 VR 1

Quando la modella è furba come una volpe (o meglio è proprio una volpe) e il fotografo è scaltro come un giaguaro…allora e solo allora, possono succedere cose molto interessanti.

E’ una fredda alba di un gelido inverno a Pont, in Valsavarenche. Da un paio di giorni mi muovo nei dintorni, ai piedi del Gran Paradiso, per fotografare itinerari per la mia guida “Ciaspolare in Valle d’Aosta”. Una mattina, in discesa dal rifugio Vittorio Emanuele, tra uno stambecco e un camoscio, intravvedo una coda voluminosa e soffice. Svanito “l’effetto pastore tedesco”, nel senso che noto che non è attaccata alle chiappe di un “cane lupo”, ma appartiene ad una bella volpe, mi fermo ed estraggo il Nikkor 80-400 afd 4,5/5,6 VR 1, il teleobiettivo “leggero” che porto in montagna, quando mi muovo in zone dove l’incontro con gli animali può essere probabile (oggi è stato sostituito dal modello VR 2). Il tempo di sostituire l’ottica e la volpe è sparita. Anche il giorno successivo, tra un larice e l’altro, intravvedo una volpe, forse lo stesso esemplare. Anche in questo caso, l’incontro si limita ad uno sguardo reciproco e fugace, senza neanche il tempo di mettere mano alla fotocamera. Si sa…la fotografia di natura richiede molta pazienza, perseveranza, continua applicazione e un pò di fortuna, con la “C” maiuscola. L’attesa diventa una componente consueta, così come la resistenza alle intemperie e al freddo, come in questo periodo. Quindi? Mi arrendo? Lascio? O meglio, mi apposto? Al freddo e al gelo, nella tormenta, tra una folata di vento e l’altra? Anche no. Non oggi, per lo meno. Domani mi organizzerò meglio, con un abbigliamento molto più consono, tipo spedizione polare, in modo da potermi fermare nella neve, senza congelarmi le membra. La mattina seguente si annuncia con un leggero e flebile intaglio di luce che si riflette sul soffitto. E’ una sorta di sveglia luminosa che maledico solo all’idea di dover uscire dalle coperte, per imbacuccarmi e uscire per cercare la mia volpe, o una volpe qualsiasi, insomma. Esco, al freddo, con le cime della testata della valle che si dipingono di arancio e rosso, con tutte le sfumature che danno senso alle immagini dell’alba che mi accingo a scattare. Il tempo di piazzare il treppiede, inquadrare la cima del Ciarforon, ed eccola, la volpe. Ferma, nella neve, a non più di una trentina di metri. Tolgo il 24 – 70, aggancio il teleobiettivo e scatto qualche foto. Poche, in verità, perché la volpe è timida e non vanitosa. In breve, decide di andarsene e nascondersi nel bosco.

Foto scattate in RAW

Scatto le foto, al volo, in piena ombra e sulla neve, quindi nella situazione peggiore per quanto riguarda l’esposizione. La volpe, infatti, nella massa di neve bianca e riflettente, è resa scura, nettamente sottoesposta. Scattando, però in NEF (il Raw di Nikon), posso compensare l’esposizione. In queste situazioni, compenso già in ripresa, oppure misuro l’esposizione in spot, sul soggetto. In questo caso avrei puntato l’esposimetro – spot sul pelo della volpe, rendendola leggibile e lasciando la neve bianca in leggera sovraesposizione. In questo caso, però, non ne avrei avuto il tempo. Ho semplicemente puntato e scattato, una cosa che faccio molto raramente, quasi mai, in verità. A volte, però, la necessità impone certe scelte. Se avessi regolato la fotocamera ad hoc, non avrei scattato neanche una foto, visto la timidezza del soggetto. Insomma, a volte, fotografare significa anche saper scegliere in fretta. Il digitale e il formato RAW aiutano molto, consentendo di intervenire, compensando la sottoesposizione sino ad una paio di stop. In sovraesposizione, invece, è più complicato compensare. Si riesce, in genere, sino ad 1 oppure ad 1,5 stop.

Se ti interessa la fotografia di animali: 

 

 

 

Recent Work