Foto di Francesca Mangiatordi
E’ un’infermiera. E’ semisdraiata, stesa su una tastiera, perché anche la compilazione dei moduli, la parte burocratica è importante in una situazione come quella che stiamo vivendo, in questi primi mesi del 2020. La foto richiama immediatamente il concetto di stanchezza, di sfinimento, riconduce ad una situazione emergenziale grave della quale tutti siamo al corrente. Questo scatto è diventato un simbolo, un po’ come se fosse l’immagine di apertura di un reportage sul corona virus o sul lavoro di medici, paramedici e di tutto il personale ospedaliero. Oggi sappiamo che è scattata dalla dottoressa Francesca, appassionata di fotografia, al lavoro all’Ospedale di Cremona. La donna, soggetto dell’immagine, è l’infermiera Elena, dopo una decina di ore di lavoro. L’autrice racconta di come si sia sentita, quasi per impulso, di dover fermare quel momento, con un sentimento non tanto di documentazione, ma di tenerezza, nei confronti di Elena, con la quale sta condividendo questo periodo: “fermare quel momento è stata quasi una necessità”. Questo ritratto ambientato è già di diritto nella storia della fotografia. Non è scattato da un fotografo e non è scattato con una vera fotocamera, posto che, ad oggi, abbia ancora senso parlare di classificazioni simili. Non è uno scatto perfetto, dal punto di vista tecnico, ma ha e avrà sempre un valore straordinario. Non è una foto bella, ma è una foto utile, come dice sempre il Maestro Gianni Berengo Gardin che non smette mai di spiegare che, nel suo lavoro, conta solo la foto utile, quella di documentazione che ha valore oggi e avrà valore in futuro, come se fosse un racconto di una situazione di vita.